venerdì 2 gennaio 2009

L'imprimatur



Fra le questioni che mi vengono poste dagli amici lettori e collezionisti vi è quella relativa alla natura dell'imprimatur.
Ne ho già parlato, ma ritorno volentieri sull'argomento cercando di essere il più chiaro possibile.
L' imprimatur, letteralmente "si stampi", sta a indicare l'autorizzazione concessa dalla Chiesa alla circolazione di una data immaginetta religiosa, previa verifica della idoneità della preghiera stampata sul verso della stessa. Tale licenza fece la sua comparsa intorno alla fine del 1700, era espressamente prevista dal Codice Canonico e doveva essere rilasciata dall'Ordinario o dal Superiore maggiore di un Ordine o Congregazione religiosa. Non è prevista nell'attuale Codice, essendo stata abolita nel 1983, sebbene tuttora sussiste un potere di vigilanza sull'esposizione e sulla pubblicazione di testi e immagini (Libro IV, Parte II, Titolo IV "Il Culto dei Santi, delle sacre immagini e delle reliquie").
Non costituisce la data dell'immaginetta.
Dunque, datazione e imprimatur sono due diversi elementi dell'immaginetta, che possono in alcuni casi anche coincidere, ma non necessariamente.
Nella foto sopra, ho voluto appositamente evidenziare l'imprimatur che si trova sul verso di un santino, l'immagine n. 21 della serie Z della casa editrice AR. Essa recita: Mediol. e Curia Arch. 23 novembris 1898 + A. M. Mantegazza, Episc. Famag. Vic. Gen.
Ebbene, come molti collezionisti ben sanno, la serie Z della AR è apparsa intorno ai primi anni '50, e non nel 1898, che invece è l'anno dell'imprimatur.

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